sabato 28 gennaio 2012

La camera gialla


LA CAMERA GIALLA

Da circa otto mesi il dott. Aldo Mieli trascorreva la notte tra il venerdì ed il sabato nella camera di una pensione di un anonimo albergo di periferia. Era diventata una sorta di seconda casa: negli ultimi soggiorni aveva iniziato a lasciare, d’accordo con il proprietario, anche alcuni oggetti personali. Non erano molti i clienti che si fermavano a dormire in quell’albergo che dalla statale nemmeno si notava troppo. Spesso era qualcuno stanco del viaggio, oppure coppie improvvisate senza un degno futuro. Per chiunque potesse arrivare però la camera gialla era già prenotata. Si era deciso di usare i nomi dei colori per dare un tocco di originalità: la scelta non fu molto difficile dal momento che di stanze ve ne erano appena tre per ognuno dei due piani. Il cortile usato per il parcheggio era spesso vuoto e non si vedeva mai la stessa macchina per più di un giorno. Il dott. Mieli usava parcheggiare la sua Nissan nel penultimo posto venendo da destra, quello sotto la pianta con le foglie che in autunno cadendo, rendevano eclatanti quei passi che solitamente erano impercettibili. Quel venerdì pomeriggio, dopo aver salutato il collega che divideva con lui la stanza al ministero, ed aver raccolto dalla scrivania le carte che aveva appositamente riunito in una cartellina blu, uscì dall’ufficio e ritirò la macchina al parcheggio custodito per lasciare la città con la stessa direzione delle altre volte.
Ebbe la sensazione di essere seguito quando al terzo semaforo consecutivo, in cui si dovette fermare, il suo sguardo andò a cadere sullo specchietto retrovisore. Notò la stessa moto con alla guida un ragazzo con il casco integrale completamente nero che si faceva spazio tra le altre macchine. In un primo momento pensò di essere vittima di un senso di persecuzione che lo rincorreva da quando aveva trovato una proiettile disegnato su foglio e lasciato sulla scrivania del suo tavolo in ufficio. Poi decise di allungare leggermente il tragitto: ma almeno si sarebbe tolto dalla testa il pensiero. Usci dal percorso abituale, ma senza risultato. La moto era ancora vicina, anzi l’ardito cavaliere ostentava sicurezza al punto di non servirsi più di una, due macchine di intermezzo. Improvvisamente svoltò a destra, ma oramai il dubbio invece che dissolversi aveva reso nervoso il dott. Mieli, al punto da farlo decidere che all’arrivo a destinazione avrebbe evitato di passare per la portineria a ritirare la chiave, per utilizzare invece il duplicato che aveva nella tasca interna della giacca. Da qualche settimana aveva ottenuto la chiave della porta di servizio, con la quale evitava di farsi vedere dal custode che ultimamente si stava facendo troppo curioso con domande che importunavano il silente dott. Mieli. Una lauta mancia era stato il discorso convincente che aveva utilizzato per arrivare ad ottenere quello che desiderava. Quel giorno nel parcheggio c’era un furgoncino che scaricava del materiale che ostruiva l’ingresso al cortile interno per giungere al parcheggio, così dovette suonare il clacson per farsi sentire ed entrare a parcheggiare. Nel giro di pochi minuti aveva parcheggiato la macchina al solito posto, ed era entrato nella camera gialla, lasciandosi alle spalle tutte le tensioni che lo rendevano così silenzioso anche in ufficio con i colleghi con i quali aveva condiviso tanti anni di collaborazione. Usava quel rifugio per incontrarsi con una donna che aveva conosciuto in un viaggio di lavoro. Era stato tutto subito chiarito tra i due: in cambio della collaborazione avrebbe ricevuto denaro, e così la sua vita nel giro di pochi mesi poteva davvero cambiare totalmente regime. Lei entrò come al solito dalla porta di servizio della stanza con una chiave che le era stata data proprio dal dott. Mieli. Quello doveva essere l’ultimo incontro, il più importante. Si era arrivati alla definizione del luogo e poi il denaro sarebbe arrivato. Lui non si fidava di un bonifico su un conto estero: non voleva lasciare alcuna traccia, ed aveva preteso quindi denaro contante. L’idea di lasciare tutto e tutti gli aveva fatto perdere la testa. Fino all’appuntamento precedente era stato preciso e pignolo nei suoi spostamenti e perfino nei confronti della donna che incontrava, fino a pretendere che il cellulare venisse spento. Nulla poi delle loro conversazioni poteva essere registrato. Ci si doveva accontentare solo del materiale che lui le lasciava alla fine degli incontri. La donna bruna, che fino a quel momento si era dimostrata così ben disponibile ad accettare tutte le richieste, arrivati oramai alla giornata definitiva, dopo aver ottenuto anche l’ultima notizia utile a racchiudere le informazioni finora ricevute, decise che l’epilogo era oramai giunto: tirò fuori dalla borsa una pistola con il silenziatore, la puntò alla nuca del dott. Mieli e sparò due colpi che lo fecero cadere a terra. I sogni erano svaniti con lui.
La signora tanto affascinante quanto professionale, ripulì la stanza in modo che non si potesse capire del suo passaggio e chiamò al cellulare il suo complice per farsi venire a prendere. La moto nel giro di un minuto arrivò nella parte posteriore della pensione, vicino alla porta di servizio. Nel frattempo aveva chiuso dall’interno dando una mandata alla serratura ed era uscita dalla finestra del bagno: essere al piano terra stavolta era veramente una notevole soluzione architettonica.
La polizia arrivò avvertita da una telefonata anonima. La notizia era arrivata nel frattempo anche alla redazione di un noto giornale locale e quindi anche la stampa arrivò nei pressi del luogo del delitto. L’ispettore Mariani, faticò non poco, a farsi aprire senza un mandato la camera gialla. La scena del delitto non aiutava. Tutto era stato ripulito con attenzione.
I servizi segreti, gli stessi che avevano organizzato il tutto, avevano anche già predisposto il comunicato stampa secondo il quale l’omicidio era in realtà stato soltanto un banale omicidio passionale. L’ispettore di polizia che aveva avuto incarico di risolvere il caso venne chiamato dai suoi superiori e fu consigliato: la pista da seguire era quella del delitto passionale irrisolto. L’idea di obbedire, senza poter nemmeno effettuare dei rilievi da parte della scientifica, fu accettata. Le indagini le proseguì facendosi aiutare da un infiltrato che gli doveva un grosso piacere, ma la mancanza di prove efficaci lo fecero desistere. Il tarlo restò sempre nella mente del commissario. 

Iniziamo....

Ascoltando la radio, adesso soltanto inserendo le prime impostazioni...